True Detective – Prima stagione: addio al confine tra film e TV

Il “periodo d’oro” della narrativa televisiva non sembra arrestarsi. Il trionfo del finale di Breaking Bad non ha lasciato gli spettatori orfani di serie di qualità. Tra Justified, The Good Wife, Brooklin 99, Park and Recreations, che si cerchi commedie o drammi la scelta è enorme. E la sorpresa dell’inizio di questo anno, True Detective, dimostra che i network non hanno intenzione di smettere di sperimentare. Forse la televisione ha davvero superato il cinema.

True Detective è una finestra su un potenziale che la televisione non può fare a meno di sfruttare. Ogni stagione della serie dura solo 8 episodi, ed ha un inizio e una conclusione indipendente dalle stagioni successive: il cast della prossima stagione non sarà lo stesso di questa. Solo con questa formula HBO ha potuto convincere nomi del calibro di Woody Harrelson e Matthew McConaughey a prendere parte allo show: pochi grandi nomi del cinema sono pronti ad impegnarsi per anni in uno show (anche House of Cards non a caso non andrà oltre i tre anni). E la durata della stagione ha permesso agli autori di dare alla serie un respiro radicalmente diverso da altri show incentrati sul lavoro di polizia. True Detective parte lento, si incentra su atmosfera e suggestioni, in un seducente mix tra Twin Peaks, Blade Runner e il compianto Carnivale, e sembra un lungo film. Esattamente come nel caso di Top of The Lake e American Horror Story, True Detective reinventa l’idea di film TV. Non è un caso che 24 stia per tornare in televisione con una nuova miniserie. I network stanno cominciando a capire che trasformare ogni storia in un’odissea fatta di un centinaio di episodi spesso ha poco senso.

E non sono solo gli attori a capire il potenziale di questo formato. Cary Fukanaga, regista giovane ma già molto rispettato dopo l’esordio ai lungometraggi con Sin Nombre, ha fatto sì che la serie abbia un look e un ritmo molto diverso da quello che caratterizza la maggior parte delle serie TV, che solitamente vengono girate in maniera relativamente “semplice”, perché non c’è troppo tempo per provare inquadrature e sequenze particolarmente ambiziose. Ma anno dopo anno questa tendenza è stata rotta da serie come Breaking Bad e Game of Thrones, e oggi le maestranze che lavorano in televisione non hanno molto da invidiare a quelle che lavorano al cinema: la scena finale del quarto episodio di True Detective non sarebbe mai potuta essere girata senza una troupe di livello straordinario. È un piano sequenza di circa sei minuti di una complessità che stupirebbe in un film d’azione. Qualche anno fa una scena del genere non sarebbe stata concepibile sul piccolo schermo.

Questo intanto dopo un ottimo anno per il grande schermo, pieno di drammi di alto livello e blockbuster coinvolgenti. The Wolf of Wall Street è uno dei più bei film di Martin Scorsese, ed uno dei suoi più elettrici, ed è scritto da Terrence Winter, con cui Scorsese ha realizzato Boardwalk Empire su HBO. The Lego Movie, un vero capolavoro, è diretto da una coppia di registi che si è fatta le ossa in TV, con How I met Your Mother e Clone High. Steve Coogan è diventato una star negli UK in televisione, e quest’anno ha conquistato il grande schermo con Philomena.

Se qualche anno fa sembrava che la televisione avrebbe sostituito il cinema, soprattutto nel campo dei drammi “seri”, adesso sembra che la stia rivitalizzando. I due medium, più che mai, danno energia uno all’altro, e aumentano la fame del pubblico per l’unica cosa che conta: grandi storie.